Regards sur l’identité féminine de la danseuse. Une analyse du solo Tishma Tanz de Jasmina Prolic et de la chorégraphie Sarajevo’s diary d’Eric Oberdorff
Eric Oberdorff crea la coreografia Sarajevo’s diary a Nizza nel 2005. Jasmina Prolic danza l’assolo Tishma Tanz a Orléans nel 2006. Siamo in Francia. Le opere di Oberdorff e Prolic sono prodotte e diffuse nel sistema economico e politico dei teatri pubblici. Sono tutti e due di formazione classica e moderna occidentale. Se le due danze parlano entrambe dei paesi dell’ex-yugoslavia, della fine della guerra civile, di ciò che resta di tradizioni e di forme di vita, Oberdorff resta esteriore al conflitto, come francese nato in Francia, mentre Prolic è fuggita da Belgrado, perdendo la sua indentità yugoslava, diventando bosniaca. Le due coreografie, attraverso le identità professionali e sociali dei due artisti, rappresentano una guerra simbolicamente come violenza psicologica. Danze classiche e moderne, esse disegnano soprattutto due storie, due donne che si confrontano a un passato. E queste due donne traversano la storia rinviando agli spettatori l’immagine della ‘ballerina’. Le due donne, l’una turista, l’altra pazza, sono figure al limite delle identità positive sociali, sono due straniere, che introducono la riflessione sulla distanza tra un passato storico e il presente artistico che vuole rappresentarlo. Le due straniere sono due ballerine, illustrano come una realtà passa sovente su scena per gli stereotipi occidentali sulle culture. La ballerina codifica le donne in un’immagine femminile banale, che evoca il potere etnocentrico di modelli identitari occidentali e le loro rappresentazioni.
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